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FEBBRAIO 2018

FIELDBUS & NETWORKS

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Nato come progetto interno di Ericsson nel 1994, che cercava un so-

stituto delle comunicazioni ottiche (Irda) per l’interconnessione degli

accessori e un cellulare, si impose successivamente come soluzione

di riferimento per le comunicazioni radio a corto raggio, con la fonda-

zione nel 1997 di SIG (Special Interest Group), gruppo che ancora oggi

ne gestisce le specifiche e l’interoperabilità tra prodotti di costruttori

differenti.

L’ultima versione ufficiale dello standard è la 5, che include le specifiche

della variante cosiddetta BLE, o Low Energy, ufficialmente rilascia il 7

dicembre 2016, tesa a migliorare sia le prestazioni sia la copertura.

Secondo stime recenti, Bluetooth verrà utilizzato nel 60%di tutti i dispo-

sitivi wireless entro il 2021, con BLE che si dovrebbe attestare invece

a un 16% del totale.

Incremento delle prestazioni

In particolare, per quanto riguarda la variante BLE una delle principali

nuove funzionalità è costituito dal livello fisico (PHY, comunque opzionale)

con data rate in aria pari a 2 Mbps. Infatti, mentre i dispositivi Bluetooth

4.x supportano il solo data rate a 1Mbps, i dispositivi Bluetooth 5 sono in

grado di gestire entrambi, garantendo quindi la retro-compatibilità con le

versioni precedenti. Oltre a migliorare la coesistenza, grazie a una durata

minore del messaggio in aria e quindi a una ridotta probabilità di colli-

sione, anche il consumo medio di corrente risulta essere inferiore, poiché

è possibile dedicare più tempo alle modalità di sospensione a basso con-

sumo. Come mostrato in

Tabella 1,

tuttavia, il range è ridotto data la mi-

nore ‘robustezza’ della modulazione adottata.

Da un punto di vista applicativo, i vantaggi sono da ricercarsi in trasferi-

menti di dati bulk più veloci, per esempio per gli aggiornamenti OTA (Over-

The-Air) o la trasmissione di log di telemetria per un sensore wireless;

ovviamente, anche la latenza e la reattività, fondamentali per applicazioni

quali quelle medicali o i sistemi di sicurezza, ne traggono beneficio.

Range aumentato

La caratteristica forse più rilevante in ambito IoT offerta resta però la

funzionalità LE (Long Range), che rende Bluetooth 5 un possibile concor-

rente delle soluzioni Lpwan (Low power area network), che annoverano

tecnologie come LoRaWAN e SigFox.

Quando è possibile sacrificare il data rate, Bluetooth 5 rende disponibili

due ulteriori PHY opzionali, denominati ‘LE coded PHY’. In questo caso,

alla modulazione standard utilizzata per la trasmissione a 1 Mbps, che

continua a valere per il preambolo e l’indirizzo di accesso, si aggiunge

un’ulteriore codifica che mappa ogni bit del messaggio-utente con ‘S=2

bit’ o ‘S=8 bit’ in aria, ottenendo quindi un data rate effettivo pari a 500

kbps (S=2) o 125 kbps (S=8). Il formato del messaggio è stato modifi-

cato di conseguenza, aggiungendo un indicatore di codifica (CI), oltre ai

campi Term1 e Term2 (si veda la

Figura 2

).

L’uso della codifica, che crea quindi dei simboli più robusti per la rap-

presentazione dei dati-utente, migliora implicitamente la sensibilità del

ricevitore, da cui deriva un aumento della portata, come detto prece-

dentemente.

È possibile quantificare in 4 o 6 dB il

processing gain

equivalente, che

corrisponde in un’estensione della distanza coperta di un fattore due (a

500 kbps) o quattro (a 125 kbps), come mostrato in

Tabella 2.

Il prezzo

da pagare, oltre all’ovvia maggiore durata dei messaggi a parità di pay-

load, è l’aumento del consumo medio di energia.

In

Figura 3

si vede l’effettiva catena di elaborazione dei messaggi: qui si

vede l’origine della riduzione del data rate. Infatti, viene innanzitutto ap-

plicato un meccanismo di correzione degli errori (FEC), per ridurre ulterior-

mente il

bit error rate

effettivo.

Il blocco FEC converte ciascun bit di ingresso in due bit ‘b0’ e ‘b1’ di uscita

tramite un encoder di correzione dell’errore convoluzionale, il che significa

che il numero di bit trasmessi viene duplicato.

I polinomi utilizzati dall’encoder convoluzionale sono:

Successivamente, un

patternmapper

viene applicato al pacchetto; questo

converte l’uscita del codificatore FEC convoluzionale nei simboli a ‘P bit’

mostrati in

Tabella 3

, dalla quale si evince che con S=2 il valore di P=1 non

altera il numero di bit in uscita, ma se S=8 ogni bit in ingresso all’encoder

FEC fornisce quattro bit di uscita (P=4). Pertanto, l’effetto netto dell’enco-

der FEC e del

pattern mapping

è che 1 bit diventa 2 bit con S=2 e 8 bit con

S=8.

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