GIUGNO 2013
AUTOMAZIONE OGGI 364
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PANORAMA
che spiegano la divergenza tra i dati forniti a
livello mondiale. Per tornare invece a quelli
ufficiali, è d’obbligo rilevare che il vigoroso
scatto del 2010 è il frutto di una domanda
più intensa, ma ha una localizzazione pre-
cisa: l’Asia. Senza trascurare il ruolo degli
altri mercati emergenti, la produzione asia-
tica nel 2011 ha costituito il 52% del totale
mondiale, con la Cina posizionata al 26,8%,
quindi a un quarto dell’intera produzione
del globo, con attivazione di una domanda
robusta derivante dell’ampliamento della
base manifatturiera in generale (l’Europa
nel suo complesso e l’area Nafta hanno rag-
giunto una percentuale del 41,55).
È vero che la Cina ha subito un rallenta-
mento parziale nel 2012, per il recedere
degli ordinativi occidentali, ma il trend del
paese è comunque chiaramente deline-
ato. Un altro fattore degno di attenzione
nei mercati asiatici dove sono presenti le
compagnie occidentali, è un ROI spesso in-
soddisfacente: infatti le aziende che hanno
tentato di replicare nell’est i modelli di busi-
ness validi per i paesi sviluppati – ossia non
hanno operato con approccio glocal - in-
fatti avuto diversi problemi. Inondare quei
mercati di chimica specialistica non ancora
richiesta , a prezzi inaccessibili alla clientela
locale o senza i vantaggi di scala indispen-
sabili per la produzione ad alto volume si è
rivelato a volte un boomerang.
La situazione degli Stati Uniti, capifila del
Nafta, è invece singolare: cresciuti mode-
stamente (+1,5%) nel 2011, a seguito del
rallentamento subito dal manifatturiero
nazionale, dispongono di un punto di forza
che alla distanza può sparigliare il gioco,
almeno nel medio periodo. Infatti il petrol-
chimico americano può contare sull’etano,
una materia prima derivata dal processo di
estrazione dello shale gas prima citato, che
avvantaggia i produttori chimici nazionali
per il prezzo particolarmente competitivo
e la stabilità dell’offerta. Se si tiene conto
poi che l’offerta di etano proveniente dal
Medio Oriente si sta riducendo, è compren-
sibile come una supply source affidabile e
locale possa influenzare anche il panorama
produttivo della chimica secondaria.
L’America Latina è da sempre dipendente
dall’import chimico, ma sta mostrando
segnali di crescita: la produzione ha co-
munque uno sbocco locale, all’interno del
subcontinente.
Previsioni 2013 nel
mondo
Per il 2013 Federchimica vede la domanda
mondiale di chimica irrobustita, soprattutto
nei mercati extra europei; nel complesso do-
vrebbe crescere del 3%. Cina e Brasile, paesi
che attuano politiche monetarie espansive
unitamente a misure fiscali di sostegno alla
manifattura e piani infrastrutturali vigorosi,
dovrebbero guidare la corsa, mentre gli USA
potrebbero avvalersi di disposizioni gover-
native capaci di sbloccare gli investimenti.
Non bisogna però trascurare che uno dei
punti di debolezza dello scenario di mer-
cato mondiale, il costo delle materie prime
sempre sostenuto, potrebbe agire da de-
terrente per quelle economie locali che non
sono in grado di trasferire il loro aumento
sul prezzo finale e quindi comprimerebbe
sensibilmente i margini dei produttori.
Indicazioni strategiche
per il futuro
Sul piano organizzativo, alcuni analisti
hanno allertato le aziende chimiche, atti-
rando la loro attenzione su un significativo
indicatore-sentinella, ossia il rallentamento
nel 2012 di fusioni e acquisizioni, diminu-
ito nel primo semestre del 47% e con un
valore delle transazioni passato da una
media di 132 milioni di dollari del 2011 a
73 milioni: un segnale evidente della ne-
cessità di attuare un ripensamento delle