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GIUGNO 2013
AUTOMAZIONE OGGI 364
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stati la regione Nafta (USA, Canada, Mes-
sico) con un +27% (10,7 miliardi) e i paesi
europei estranei all’Unione (inclusi Russia
e Turchia), che hanno acquistato per 14,4
miliardi, oltre ovviamente ai Bric. Anche se
Europa, Nafta e Asia realizzano il 92,5% del
fatturato chimico globale, la concorrenza
tra questi gruppi non demorde e le vendite
cinesi in Asia sono più che raddoppiate tra
il 2009 e il 2011 rispetto a quelle realizzate
dall’Unione, seppure in segmenti a relativo
valore aggiunto.
Gli studi che calcolano il rapporto tra il
saldo commerciale e il totale dei flussi in
entrata come barometro dello stato di
competitività internazionale della chimica
continentale fanno però rilevare che il
trend storico 1999-2011 mostra un arre-
tramento tendenziale: infatti il rapporto
tra il saldo commerciale e il totale dei
flussi in entrata è sceso dal 22% al 16,9 e
dovrebbe continuare a scendere, quanto
più la Cina si attrezzerà ad pervadere i
settori della chimica fine e specialistica.
Un 2013 ancora in bilico,
ma con qualche positività
Secondo le previsioni del Cefic rilasciate lo
scorso dicembre il settore a livello europeo
vedrà nell’anno in corso una leggera ripresa
produttiva (+0,5%), ma con risultati finali
vincolati all’andamento di big customer
come l’automotive e le costruzioni. Un altro
fattore di rischio è rappresentato dal costo
delle materie prime (come già accennato
per quanto riguarda l’Italia) ancora molto
alti, nonostante la fase recessiva. In parti-
colare nella petrolchimica i prezzi dell’olio
volatile e della nafta sono stati e continuano
ad essere critici, per lo sforzo –contempora-
neo ma con finalità opposte - di produttori
e clienti di ottimizzare i propri livelli degli
stock. Il campo dei prodotti consumer citati
nel grafico B (ossia detergenti e cosmetici,
ad eccezione di quelli che rientrano come
tipologia nella farmaceutica ) è il sottoset-
tore che ha scampato la crisi nel 2012 e do-
vrebbe mostrare quest’anno una modesta
crescita (+1%).
Un’opportunità interessante è invece rap-
presentata dallo shale gas (gas presente
nei depositi sabbiosi), una delle strade di
sviluppo energetico rivelatesi percorribili
negli ultimi decenni. È disponibile a un
prezzo inferiore a quello del gas naturale:
dal punto di vista tecnico la chimica utilizza
la sua componente ‘secca’ (ossia il metano),
mentre la frazione “umida” (etano, propano
e butano) converge verso la petrolchimica.
Gli USA detengono riserve sfruttabili sti-
mate in 47 trilioni di metri cubi (mentre
l’Europa può contarne su 16) e stanno già
sfruttandoli con successo.
La chimica nel mondo
A partire dal 2010 il quadro della produ-
zione mondiale secondo la situazione
analizzata dal Cefic ha mostrato una con-
fortante ripresa dopo i pessimi risultati
dell’anno precedente: il fatturato infatti
si è portato a 2.353 miliardi di euro, saliti
nel 2011 a 2.744 (altri studi danno valori
rispettivamente di 2.632 e 2.748 miliardi).
I dati finali del 2012, anno contrassegnato
da numerose incertezzemacroeconomiche
in alcune aree del globo, non sono stati an-
cora ufficializzati ma sono stimati intorno
a 2.650/2.690 miliardi (in base alle fonti di-
sponibili e alle effettive chiusure dell’anno
solare), con sensibili effetti negativi sulla
chimica specialistica, che negli ultimi anni
ha sempre offerto le migliori performance
del settore.
Quanto alla validità dei dati, non può sfug-
gire a chi si occupi anche occasionalmente
del mercato chimico che i valori di output
e revenue sono sempre più inaffidabili
più ci si allontana dal mondo occidentale
(Unione Europea, Nafta) e dal Giappone; in
Estremo Oriente (ma a volte anche nell’Eu-
ropa dell’Est, nelle aree esterne all’Unione)
esiste infatti un tessuto produttivo parzial-
mente ‘nero’ del tutto ignoto alle rilevazioni
ufficiali effettuati da governi locali e asso-
ciazioni di categoria e quindi in grado di
inficiare i risultati globali. Di conseguenza
le stime relative a quest’area opaca sono
sostanzialmente delle pesature all’ingrosso
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