Background Image
Table of Contents Table of Contents
Previous Page  42 / 84 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 42 / 84 Next Page
Page Background

Le tecniche di ibridazione

in situ

permettono di identificare e quantificare

in modo specifico e rapido i microorganismi nell’ambiente senza dover ricorrere

a tecniche di coltivazione. Più del 90% dei microrganismi presenti

in natura non sono infatti coltivabili.

Istituto di Ricerca Sulle Acque, Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR)

Ilaria Pizzetti, Stefano Fazi

42

n. 20 novembre 2015

AMBIENTALE

MONITORAGGIO

Tecniche di ibridazione

nel monitoraggio

ambientale di batteri

Il caso delle clamidie

Attraverso l’impiego di sonde

oligonucleotidiche specifiche per

il rRNA, le tecniche di ibridazione

in situ permettono di identificare

e quantificare non solo batteri a

vita libera presenti nell’ambiente

acquatico ma anche quelli associati

ad ospiti intermedi, come nel caso

dei batteri simbionti di protisti (es.

amebe). I protisti, ospiti naturali di

una varietà di batteri, favoriscono

la moltiplicazione e disseminazione

di patogeni appartenenti a diverse

famiglie tra cui le Legionellaceae,

le Mycobacteriaceae, le

Enterobacteriaceae e le

Vibrionaceae. Oltre ai patogeni

più conosciuti, anche i cosiddetti

batteri patogeni emergenti, ai

quali appartengono anche le

Chlamydiae, utilizzano i protisti

come reservoir che ne favoriscono

la proliferazione e successiva

disseminazione nell’ambiente.

Il phylum delle Chlamydiae è stato

scoperto circa un secolo fa ed

inizialmente era rappresentato dalla

sola famiglia delle Chlamydiaceae

che comprende agenti eziologici

di gravi malattie per gli esseri

umani (es. tracoma, malattie

sessualmente trasmissibili e

polmonite, [1]) e gli animali [2].

La diversità delle Chlamydiae

è però drasticamente cambiata

negli anni ′90, con la scoperta dei

primi “Chlamydia-like bacteria”,

oggi anche denominate “clamidie

ambientali” [1] inizialmente

simbionti di amebe a vita libera ed

insetti e ad oggi anche patogeni

di amebe, crostacei, pesci, bovini

ed altri vertebrati. Questi batteri

sono filogeneticamente correlati