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Fieldbus & Networks

Pochi giorni prima dell’inizio del 2016 abbiamo appreso dai media che entro il 2020

in Cina, a 50 km da Pechino, nella provincia di Hebei, nascerà la prima Internet City

del mondo. Il progetto, che prevede investimenti per 100 miliardi di yuan (circa 14 mi-

liardi di euro) ha come obiettivo la sperimentazione della tecnologia 5G e la creazione

di una grande rete IoT e IIoT, per connettere tramite nuove e avanzate applicazioni

software esseri umani, oggetti e robot.

Un’opportunità, dunque, per le migliori aziende hi-tech europee e statunitensi, che, secondo l’accordo

sottoscritto a Wuzhen, avranno la possibilità di collaborare alla realizzazione del progetto. L’occasione

è senza dubbio ‘ghiotta’ dal punto di vista sia del business, sia dello sviluppo delle conoscenze. Al

tempo stesso, però, valgono alcune riflessioni inerenti l’intero processo innovativo del settore.

La prima riguarda il ruolo che nel campo dell’innovazione tecnologica vanno assumendo i Paesi

dell’area orientale, Cina e India in particolare. Sarà indiscutibilmente un ruolo dal peso crescente,

che potrà, in un futuro neanche troppo lontano, prevalere sulle capacità innovative della vecchia

Europa e sulle brillanti start up high-tech della Silicon Valley. Le conseguenze saranno importanti

e riguarderanno le comunità scientifiche, le aree di business e la geografia delle aree produttive. È

un processo da governare, che chiama in causa la sfera politica, gli attori economici e le comunità

scientifiche. Per competere a livello globale sarà necessario assecondare la creatività giovanile in

un contesto virtuoso, del quale, al momento, si può solo constatare la mancanza e intuire l’utilità.

Credo sia importante prendere nota del fatto che la forza innovativa presente nei Paesi asiatici

scaturisce soprattutto dalle energie fresche profuse da grandi masse di giovani donne e uomini che

in quei Paesi studiano, vivono e lavorano. Le società occidentali saranno all’altezza della sfida solo

se sapranno valorizzare le intelligenze e le capacità delle nuove generazioni.

La seconda riflessione riguarda i progressi e le problematiche che potranno maturare nel grande

laboratorio cinese. Nelle otto aree in cui sarà suddivisa la Internet City di Hebei saranno sviluppate

esperienze avanzate che riguardano la lotta all’inquinamento, le tecnologie ‘low carbon’ e l’agricol-

tura ‘smart’, oltre a temi propriamente tecnologici, come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale,

le automobili senza guidatore, i big data ecc. C’è da augurarsi che questi progressi siano utilizzati

a fini nobili: la lotta alla povertà, la salvaguardia dell’ambiente e della salute, l’inclusione dei molti

che oggi non hanno accesso all’istruzione e all’informazione. I problemi che potrebbero aprirsi, a

un livello più alto di quanto non lo siano già oggi, riguardano il rapporto tra etica e tecnologia. Nel

dare la notizia della realizzazione dell’Internet City, la stampa ha spiegato come nella rete IoT og-

getti, robot e persone saranno interconnessi. Questa ‘vulgata’, insieme alle già note questioni che

riguardano l’intelligenza artificiale, induce non pochi inquietanti interrogativi, e in particolare: come

mantenere il dominio dell’Uomo sulle Cose?

La terza riflessione riguarda la ‘cyber security’ e la capacità di impedire efficacemente la manipo-

lazione dei dati relativi a persone e oggetti connessi tra loro. Oggi ci si preoccupa, giustamente,

di proteggere la privacy, i beni, i macchinari, i servizi. Normative generali e specifiche trattano la

materia. Domani andranno sempre più protette anche le persone, e le normative andranno adeguate

di conseguenza insieme alle competenze e alle tecnologie. Cosa accadrebbe se un essere umano,

magari connesso ad applicazioni ‘smart health’, fosse attaccato da un hacker?

Evaldo Bartaloni

FEBBRAIO 2016

FIELDBUS & NETWORKS

L’editoriale è a cura dei membri dei Comitati Tecnici di Fieldbus & Networks e Automazione Oggi

LA PRIMA

INTERNET CITY

È CINESE...

Editoriale