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EON
ews
n.
565
-
giugno
2013
4
U
nione Europea annuncia
battaglia sul fronte dei chip: da
Bruxelles promette di produrre
tanti microprocessori quanti ne
realizzano oggi gli Stati Uniti,
raddoppiando la produzione at-
tuale. Per far questo il vice pre-
sidente della commissione eu-
ropea Neelie Kroes ha messo
a punto una strategia comune
finalizzata ad attirare 100 miliar-
di di euro di investimenti da qui
al 2020, ridando così linfa vitale
a questo strategico comparto
industriale. “Siamo in grado di
produrre circa il 20% dell’offerta
complessiva mondiale – ha di-
chiarato Kroes – più di quanto
non facciano gli Stati Uniti, ma
è necessario agire assieme per
realizzare un grande progetto.
Altrimenti si corre il rischio di
perdere una grande opportu-
nità che altri ci sfileranno”. Un
messaggio chiaro quello della
Kroes che vuole coordinare gli
investimenti pubblici comunitari
nei segmenti delle micro e nano
electronics come semicondutto-
ri e chip per computer con l’o-
biettivo di incrementare la pre-
senza delle aziende europee in
un mercato che dal 2000, nono-
stante le varie crisi economiche,
è cresciuto al tasso del 5% an-
nuo. Dal canto suo, la Commis-
sione metterà sul piatto 1,5 mi-
liardi di fondi e ogni Stato mem-
bro dovrebbe investire invece
circa 3 miliardi. Cifre importanti
che faranno bene a tutti i poli
dell’elettronica sparsi per l’Euro-
pa e alle grosse società come la
tedesca
,
l’olandese
e il
gigante franco-italiano
. Tutte società che
stanno accusando in questa
fase il colpo del rallentamento
dell’economia, dell’eccesso di
produzione e dei margini as-
sottigliati da una sanguinosa
guerra dei prezzi. “Rafforzare
la produzione del settore è una
strategia vincente in un mondo
in cui c’è sempre più bisogno di
chip che vengono ormai utilizza-
ti nei settori
più svariati,
che vanno
dall’auto-
motive fino
ai sistemi
anticontraf-
fazione” ha
s p i e g a t o
un anali-
sta che ritiene che il sostegno
dell’Unione potrebbe davvero
mettere i presupposti per il rilan-
cio delle aziende europee del
settore. A patto naturalmente
che si investa in delle nicchie di
mercato in cui si riesca a essere
competitivi producendo un ci-
clo virtuoso che partendo dagli
investimenti pubblici rafforzi le
aziende e favorisca l’occupazio-
ne spezzando la spirale di tagli
dei costi e ristrutturazioni cui si
è assistito negli ultimi anni. Nel-
le previsioni di Bruxelles i cento
miliardi di investimenti dedicati
ai chip potrebbero spingere il
fatturato complessivo delle im-
prese europee del settore fino
a quota 200 miliardi e creare
250mila nuovi posti di lavoro. Ci-
fre che possono sembrare esa-
gerate ma che tengono conto
del fatto che circa il 10% del PIL
europeo dipende dai prodotti e
dai servizi elettronici.
L
e difficoltà di
a causa
della concorrenza di
si fanno sentire anche su alcuni
dei fornitori del colosso fonda-
to dal leggendario Steve Jobs.
Tra queste, figura
,
un’azienda che ha base ad Au-
stin in Texas ed è leader nella
produzione di circuiti integrati
che forniscono soluzioni acu-
stiche, e che sono usati come
componenti nell’iPhone e nell’i-
Pad. A metà aprile, il gruppo
guidato da Jason Rhode ha ri-
visto al ribasso i ricavi attesi nel
2013 rispetto alle precedenti
previsioni, a causa dell’inaspet-
tata riduzione degli ordini d’ac-
quisto da parte di un importan-
te cliente. In quell’occasione
nessun nome era stato sve-
lato dai vertici di Cirrus Logic,
ma tutti avevano capito che si
trattava di Apple dato che negli
ultimi mesi l’acquirente nume-
ro uno dei prodotti del gruppo
texano era stato proprio il co-
losso di Cupertino che da solo
aveva generato l’80% del giro
d’affari. A distanza di poco più
di un mese, lo stesso Rhode ha
dovuto comunicare agli investi-
tori che la profittabilità del suo
gruppo, espressa dal margine
lordo, sarebbe scesa nel se-
condo semestre del 2013 intor-
no al 45% dal precedente livel-
lo del 50% e che la probabilità
che quest’ultimo livello potesse
essere recuperato in futuro era
praticamente nulla. Gli analisti
hanno spiegato che la minore
redditività attesa per il gruppo
texano riflette la scelta di Apple
di rivedere la sua politica dei
prezzi. Scelta che per produrre
il minore impatto possibile sugli
utili del gruppo guidato da Tim
Cook ha comportato la richie-
sta di sconti ai propri fornitori.
La reazione degli investitori a
questa seconda notizia nega-
tiva in poco più di un mese è
stata violenta. In una sola se-
duta, le azioni di Cirrus Logic
hanno perso il 20%, che si è
aggiunto a un altro 15% di calo
registrato a Wall Street nei do-
dici mesi precedenti. Gli stessi
analisti ritengono che sarebbe
però un errore estendere quan-
to è accaduto a Cirrus Logic e
a tutti gli altri fornitori di Apple,
tra cui la tedesca
,
per due ragioni.
In primo luogo, la richiesta di
sconti sulle forniture di compo-
nenti è oggetto di negoziazione
bilaterale il cui esito cambia
da azienda a azienda e che,
in ogni caso, richiede qualche
mese prima di essere trasferita
sui listini. Se questa afferma-
zione fosse falsa tutte le azien-
de che producono componenti
per Apple avrebbero già dichia-
rato di aspettarsi nel futuro un
calo della profittabilità rispetto
ai livelli attuali. In realtà non è
stato così, perché alcune so-
cietà, tra cui la stessa Dialog
Semiconductor, non hanno ce-
duto alle richieste del colosso
di Cupertino che, non a caso,
ha archiviato il primo trimestre
del 2013 con una riduzione dei
profitti del 20% su base annua.
In secondo luogo, finora il mar-
gine lordo di Cirrus Logic è sta-
to più alto di quello medio degli
altri fornitori di Apple ed era
ragionevole aspettarsi un calo
che, tuttavia, appare poco pro-
babile nel caso di Dialog Semi-
conductor il cui margine lordo
viaggia intorno al 38 per cento.
H
i
-
tech
&
finanza
Cirrus Logic soffre delle difficoltà
di Apple mentre
Dialog resiste
Più chip
nel futuro
dell’Unione
La concorrenza di Samsung
ha spinto Apple a rivedere
prezzi e quantitativi prodotti
costringendo il gruppo texano
a due profit warning in
poco più di un mese. Dialog
Semiconductor sembra in grado
di confermare gli attuali livelli
di redditività
L’Europa punta sul
settore con l’obiettivo
di attirare 100 miliardi
di euro di investimenti
e competere con gli
Stati Uniti. Bruxelles
è convinta di poter
realizzare il 20% del
fatturato complessivo
generando 250mila
posti di lavoro
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