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73 rmo marzo 2022 alle aziende associate, ma non solo perché abbiamo deciso di allargare questo progetto alle scuole, istituti tecnici e ITS, di raccontare le azioni e le attività che hanno un focus specifico sul tema dell’Education e di darne visibilità sulle riviste di set- tore oltre che sui canai social dell’associazione”. L’internazionalizzazione è un altro tema importante per il settore che rappresenta. AIdAM si è spesa molto in questi anni per un supporto alla promozione sui mer- cati esteri e avete anche aperto delle sedi estere. Che bilancio avete in questo contesto? “Il tema dell’internazionalizzazione è di fondamentale im- portanza, ma negli ultimi due anni siamo stati in una sorta di bolla per via del Covid19. Difficile pensare a progettualità che per un’associazione richiedono tempo e soprattutto pia- nificazione in un momento in cui si sono perse entrambe. Le incertezze nel poter viaggiare e le difficoltà operative anche quando possibile farlo hanno rallentato l’azione in tal senso. Ora che la situazione sembra in via di stabilizzazione dal punto di vista pandemico potremo tornare a pensare a pro- getti internazionali ma con un diverso approccio rispetto a passato. La nostra associazione è caratterizzata da aziende la cui trasversalità in termini di fatturato e dimensione aziendale è estremamente ampia, passiamo dalla grande multinazionale alla piccola azienda. Questo ventaglio di rappresentatività rende difficoltoso pensare a progetti organici che abbiano la capacità di interessare tutti i nostri associati. Ritengo che nel prossimo futuro dobbiamo concentrarci su progettualità che abbiano profili meno istituzionali ma più operativi. Un esempio è rappresentato dal progetto che abbiamo messo in campo negli scorsi anni in Repubblica Ceca con la Camera di Commercio Italo Ceca. Il progetto prevede un desk operativo che offre diversi vantaggi, tra questi il fatto di avere una pre- senza in loco con la possibilità di creare opportunità commer- ciali sul territorio”. Un altro tema che da tempo caratterizza soprattutto il comparto dei costruttori/integratori di macchine per as- semblaggio riguarda la dimensionale. Le nostre aziende sono troppo piccole per competere coi competitor te- deschi nell’aggiudicazione di grandi commesse. Tanti tentativi di aggregazione sono andati a vuoto. Che fare per competere? “Lei tocca un tema che oggi inizia ad essere un limite per lo sviluppo del nostro comparto. Lo è soprattutto tenendo conto del panorama dei costruttori di macchine di assemblaggio e collaudo che sono per lo più piccole aziende. Se consideriamo il limite dei 10 milioni di euro di fatturato e dei 50 dipendenti racchiudiamo il 95% delle aziende del comparto. Le nostre aziende sono piccoli gioielli di capacità tecniche, condizione necessaria ma non sufficiente per aumentare la produttività e per poter competere nei mercati internazionali. Il modello di business del ‘piccolo è bello’ è stato per anni la forza del tessuto industriale italiano, ma oggi sta diventando un limite. È innegabile che la globalizzazione ha ridotto le distanze e i mercati sono diventati sempre più aperti ed accessibili. Ma per poter competere sui mercati internazionali è necessario avere ‘massa critica’ perché i competitor con i quali ci si confronta non sono più altre aziende italiane di dimensioni analoghe ma aziende straniere, spesso tedesche, che sono dei veri e propri colossi. Oltre ad un aspetto di competizione sui mercati esteri, c’è un tema ancora più pericoloso anche sul mercato interno. Infatti, è sempre più frequente essere in competizione anche sul mercato interno con aziende straniere. Questo perché non dobbiamo dimenticare che il nostro Paese rappresenta comun- que la seconda manifattura europea e quindi come tale è un mercato di interesse per le aziende straniere. La soluzione?... un concetto facile da esprimere ma difficile da realizzare, ag- gregazione. È vero che tanti tentativi sono andati a vuoto ma questa non può e non deve essere la scusa per non continuare a promuovere azioni in tal senso. Anzi spero che il Governo nei prossimi anni dedichi attenzione al tema con strumenti normativi, finanziari e fiscali specifici che favoriscano i processi aggregativi, anche magari attraverso le risorse de Pnrr”. @lurossi_71
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