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21 rmo marzo 2022 benefici contingenti del meccanismo: aumentare i prezzi si 6Energia gnifica infatti poter pagare le fatture dell’energia, ma anche incidere sull’intera filiera e quindi sul consumatore finale”. Ciò contribuisce inoltre al crescere dell’inflazione e rischia di mettere l’industria italiana ai margini in termini di competitività sui mercati internazionali. Il paradosso è che mai negli ultimi quindici anni il settore rappresentato da Assofond ha avuto così tanti ordini, proprio in virtù della qualità del lavoro e degli investimenti in processi innovativi in chiave green sostenuti dalle associate. “Molte aziende, pur avendo un buon portafoglio ordini, si sono viste costrette a rallentare o fermare la produzione nelle ore di picco dei costi energetici - aggiunge Banzato -. Per noi che siamo al- tissimi utilizzatori, un tale aumento per un fattore di costo così importante è devastante, e rischia di metterci fuori mer- cato”. Gli aumenti hanno portato l’incidenza media dei costi energetici industriali dal 9-10% del 2019 al 30% previsto nel 2022. Un livello insostenibile, che avvicina allo zero la margi- nalità delle imprese che negli ultimi decenni hanno investito ingenti capitali per la sostenibilità ambientale, trovandosi oggi in posizione di avanguardia nel percorso di decarboniz- zazione rispetto ai concorrenti europei. “Siamo nella condi- zione paradossale di dover valutare seriamente se conviene ancora produrre o se è meglio rinunciare a qualche ordine per evitare di produrre in perdita” aggiunge Zanardi. Senza contare che le fonderie operano quasi tutte in catene di subfornitura, e che fermare la produzione significa interrom- pere contratti e generare ulteriori danni nei settori a valle. “Il consumo energetico è cresciuto in modo importante dopo due anni di forti riduzioni - concorda Zinno di Ucif -. L’ener- gia elettrica, il metano soprattutto, e le fonti rinnovabili non sono oggi sufficienti ad alimentare la nostra filiera di pro- duzione, e siamo obbligati a comprare a cifre spropositate l’energia elettrica prodotta oltre confine. L’impatto sul costo dei nostri prodotti finiti risulta talmente pesante da toglierci qualsiasi illusione di competitività sui mercati”. Geopolitica e risorse. Diverse concause hanno portato all’inaudito incremento dei prezzi dell’energia, a partire dall’esplosione dei prezzi del gas naturale, ingrediente in- dispensabile alla generazione di energia elettrica in Italia, come spiega Manzini citando l’analisi di Achille Fornasetti, coordinatore dell’osservatorio congiunturale di Anima: “Le cause sono essenzialmente di natura geopolitica, ma hanno trovato anche una sponda nella speculazione finanziaria. La progressiva contrazione delle forniture di gas naturale da parte della Russia ha ridotto al minimo le scorte europee, su- scitando timori di un’incombente penuria invernale”. La crisi è stata quindi ulteriormente aggravata dalla sospensione dell’approvazione del gasdotto North Stream 2, pretesa dall’ente regolatore tedesco per l’energia. Lo squilibrio tra domanda e offerta è poi diventato pretesto per operazioni di carattere speculativo, fondate sul moltiplicatore della leva fi- nanziaria e su strumenti derivati che hanno influenzato e di- storto i mercati. “Le tensioni con la Russia di sicuro incidono sul quadro generale in maniera fondamentale - concorda Banzato -. La gravissima crisi del caro energetico si forma su due temi, uno nazionale ma anche un tema internazio- nale di geopolitica europea, che ha fortemente influenzato la questione del gas. Cito solo l’esempio del North Stream 2, gasdotto che arriva in Germania che è stato completato ma che non è ancora stato fatto partire per motivazioni che ogni volta cambiano, con tensioni anche all’interno del Go- verno tedesco, che fa della Germania un altro punto nodale della questione. Oltre poi naturalmente a quanto sta suc- cedendo in Ucraina, tensioni internazionali che influenzano in maniera importante questa esplosione dei prezzi che è

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