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INCHIESTA 20 rmo marzo 2022 Competitività azzerata. “Per le aziende Anasta, le più toccate sono ovviamente quelle con insediamenti produttivi - dice Manzini, solidale con le posizioni di Anima Confindu- stria -. Lo straordinario aumento dei costi energetici sta im- pattando molto negativamente l’operatività delle aziende di tutti i settori. Unitamente ai diffusi rincari e alla scarsa reperibilità di materie prime, si registra un pesante rallen- tamento della produzione industriale e delle vendite, che provoca a sua volta una frenata della ripresa avviatasi nel 2021”. L’unica arma a disposizione delle aziende è quindi trasferire gli aumenti a valle, come spiega Zanardi: “Que- sto ribaltamento è più gestibile con alcuni clienti e mercati, mentre è un’operazione molto più difficile in altri casi, come l’automotive. Siamo però consapevoli dei vizi strutturali e dei invece l’unico a registrare una flessione nel confronto con i numeri del 2020, in decrescita del -7%. È chiaro che a pesare è stato il picco dei costi energetici, che ha portato molti pro- duttori a decidere di anticipare e allungare la pausa natali- zia”. Davvero spaventosa è quindi la mole di questi aumenti: il prezzo del gas naturale, che fino ai primi mesi del 2021 era rimasto contenuto, si è progressivamente impennato a partire da maggio. Fino a divenire la commodity che mo- stra il rincaro maggiore: +423% nel corso del 2021 fino a dicembre, ovvero prezzo più che quintuplicato, con un au- mento che in Europa è stato del +723% dai livelli pre-crisi (dicembre 2019). A risentirne sono tutti i settori industriali, ma più colpite sono ovviamente le imprese dei cosiddetti settori energivori, che includono fonderie ma anche siderur- gia, cemento, ceramica, carta e vetro. “L’emergenza energe- tica è l’ultimo tassello di un trend che prosegue ormai dalla seconda metà del 2020 - spiega Zanardi di Assofond - e che prende le mosse dalle oscillazioni dei mercati dovute alla pandemia. L’aumento dei prezzi delle materie prime come ferro, acciaio, alluminio e rame sui mercati internazionali, infatti, risale alle prime settimane del 2021. Oltre ai prezzi delle materie prime ferrose e non ferrose, sono schizzati alle stelle anche quelli dei materiali ausiliari, dei noli e quindi di tutti i materiali di importazione compresi quelli usati per l’imballaggio e, infine, proprio delle commodity energeti- che”. Tra i Paesi europei, l’Italia è quindi la più esposta al rincaro del gas naturale, poiché il mix energetico nazionale privilegia tale fonte. Ne consegue che in Italia il balzo del gas si è trasferito sul prezzo dell’energia elettrica, facendo lievitare i costi energetici nell’industria, previsti in 37 mi- liardi di euro nel 2022 rispetto agli 8 del 2019.

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