PRO_456

36 progettare 456 • settembre 2023 INCHIESTA ecologica, permettendo la digitalizzazione degli impianti energetici per ottimizzarne il funzionamento e interconnetterli alla rete. In questo percorso le imprese svolgono un ruolo di connessione tra la transizione digitale e quella ecologica, apportando innovazioni in entrambi i fronti. Aumenta sempre di più anche l’attenzione verso tematiche ambientali, sociali e di organizzazione aziendale. Le imprese sono quindi spinte verso nuove modalità di bu- siness che non possono più trascurare tutti gli stakeholder. Questo nuovo paradigma si traduce nell’abbandono della valutazione della performance di un’impresa tramite la bottom line del conto economico, per spostarsi verso la cosiddetta triple bottom line: il valore creatodall’impresanon risiede più esclusivamente nella sua capacità di fare profitto, ma è valutato alla luce della di- mensioneeconomica, ambientalee sociale. Predittivà e servitizzazione Uno dei trend sui quali le imprese stanno concentrando sforzi e risorse è quello di fornire servizi aggiuntivi al prodotto venduto. Un aspetto che assume ancora più rilevanza per essere competitivi sui mercati internazionali. Così, si stanno sviluppando rapidamen- te servizi più evoluti, come ad esempio l’e-learning o la Realtà Aumentata, per l’accrescimento delle conoscenze specifi- che del personale e dei clienti. Altrettante opportunità derivano da una maggiore implementazione di piani di manutenzione predittiva mediante l’adozione di sensori- stica e l’incremento, all’interno del portafo- glio, di servizi con l’obiettivo di accrescere o modificare l’originaria funzionalità/pro- duttività del prodotto. La performance delle imprese potrebbe, inoltre, giovare dell’ ’offerta, finora poco sviluppata, di servizi di ottimizzazione di processo quali il pay per volume/use e machine as a service. Questa necessità di dimostrare ai clienti la sostenibilità dei processi produttivi, u- nita a quella di migliorare continuamente l’efficienza dei processi, potrebbe favorire la circolarità anche attraverso il riutilizzo di macchinari industriali e/o materiali, l’utilizzo di prodotti a basso impatto am- bientale e di ultima generazione con un minor consumo energetico delle macchi- ne utensili e la riduzione degli sprechi. È inoltre necessario costruire macchinari riparabili anche nelle loro componenti, in caso di malfunzionamenti nel corso della loro vita. Infine, la quantità degli scarti prodotti può essere ulteriormente diminuita collaborando con i propri forni- tori per ridurre il materiale utilizzato negli imballaggi in ingresso e riciclandolo per l’imballaggio dei pezzi in uscita. @lurossi_71 Focus sui Paesi Asean L’ultimo decennio ha visto il Vietnam spodestare Indonesia e Thailandia dai primi posti come mercato di sbocco dei beni ACT italiani. Una crescita dell’export ACT verso questo Stato in larga parte guidata da importanti piani di investimento e che le imprese dovrebbero monitorare per intercettare veri e propri boom settoriali nei prossimi anni. Thailandia e Indonesia rimangono tuttavia mercati dal potenziale significativo e insieme rappresentano il 50% delle destinazioni Asean dei beni ACT nel 2022. La prima si è dimostrata in grado di sviluppare negli anni una manifattura avanzata e ben diversificata che, nonostante possa contare su una buona capacità produttiva interna, consente alle imprese italiane di sfruttare le opportunità di export grazie alla loro assoluta posizione di vantaggio in un’industria thailandese che punta sempre di più verso una manifattura a maggiore valore aggiunto. Al contrario di quanto avviene per l’esportazione di molti prodotti italiani verso i Paesi Asean, i beni ACT go- dono di un trattamento doganale alquanto favorevole grazie alla loro strategicità nel promuovere lo sviluppo, l’avanzamento tecnologico e la competitività dell’industria domestica. Se le barriere tariffarie non rappresentano un ostacolo ai prodotti italiani ACT, non è altrettanto vero per le cosiddette barriere non tariffarie. Queste misure sono presenti soprattutto in Vietnam e nelle Filippine, meno in Thailandia. Alle difficoltà che le imprese devono affrontare per commerciare i loro prodotti in questi paesi si aggiunge poi il significativo rischio di mancato pagamento. I tassi di insolvenza delle imprese non finanziare nella regione asiatica sono aumentati sensibilmente dalla crisi pandemica, rimanendo ben al di sopra della media globale. Un fattore da tenere costantemente sotto controllo data la peculiarità dei beni ACT di essere spesso venduti prevedendo pagamenti dilazionati nel tempo.

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