PRO_455

42 progettare 455 • giugno / luglio 2023 futuro: secondo Pucci, possiamo imma- ginare questi Avatar dislocati in giro per il mondo, fra NewYork, Tokyo e - perché no - sulla Luna o Marte, e noi seduti dalla nostra poltrona di casa con un visore e due sensori riusciamo a visitare questi luoghi remoti. Sensoristica indossabile “Il sistemaAvatar ha l’obiettivo di prende- re l’essere umano e trasportarlo sul robot, quindi il robot è una prima componente, ma la seconda è il monitoraggio dell’uo- mo - spiega Pucci - quindi dei sensori che vengono indossati e poi possono fornire dei dati processando i quali si riesce poi a trasferire il moto desiderato dell’umano sul robot”. A tal fine, l’Istituto Italiano di Tecnologia ha sviluppato tutta una sensoristica indossabile, iFeel, che sono delle maglie sensorizzate che pos- sono essere indossate e monitorano il movimento dell’essere umano. “La cosa interessante è che non c’è solamente un monitoraggio di movimento ma ci sono anche dei sistemi attivi - spiega Pucci -. Faccio un esempio, se qualcuno abbrac- cia il robot, questo è dotato di una pelle che percepisce questo contatto che viene trasferito sull’operatore attraverso delle vibrazioni, e quindi questa sensazione del tocco dal robot che si trova nel luogo remoto arriva alla persona”. Suggestivo e di impatto. Ma vi sono an- cora limiti e sfide da superare. “Il limite grosso - afferma Pucci - è il ritardo di comunicazione che si definisce fra i due punti. Nell’ esperimento tra Genova e Venezia, con una connessione in fibra ottica tra le due, si parla di 25 millesimi di secondo. Il limite principale è proprio dovuto ai ritardi di comunicazioni che si vanno a definire tra il luogo in cui si trova l’essere umano e quello in cui si trova il suo Avatar”. Nel caso dell’esperimento tra Genova e Venezia, il teleoperatore ha potuto con- trollare il robot in modo accurato grazie alla tuta sensorizzata iFeel, ideata dall’IIT nell’ambito del progetto europeo AnDy e utilizzata per la prima volta con l’Inail all’interno del progetto ergoCub. La tuta ha due obiettivi principali: tracciare il movimento corporeo dell’operatore e trasmetterlo al robot; fornire sensazioni di tipo tattile, in modo che chi la indossa possa percepire quando e dove il robot viene toccato. In ambito industriale Vediamo in che modo potrebbe essere utilizzato in ambito industriale. Un e- sempio è la collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia e Danieli Automa- tion, che si concentra sullo sviluppo di sistemi robotici adattativi e soluzioni au- tomatizzate nel campo della lavorazione dell’acciaio con l’obiettivo di aumentare la sicurezza per i lavoratori in ambienti industriali pericolosi utilizzando algorit- mi avanzati di controllo, percezione e pianificazione. “Una delle ricadute è stata quella di pren- dere dei robot, inserirli in ambienti molto pericolosi nell’acciaieri, e far sì che questi potessero essere di aiuto ai lavoratori o al processo che li circonda. Chiaramente in queste applicazioni non mettiamo il SCENARI iCub 3, il robot umanoide realizzato dall’IIT, nell’esperimento di tele-esistenza replica i movimenti dell’operatore umano. La tuta sensorizzata iFeel, ideata dall’IIT nell’ambito del progetto europeo AnDy e utilizzata per la prima volta con l’Inail all’interno del progetto ergoCub.

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