PRO 454

26 progettare 454 • maggio 2023 INCHIESTA del 2000, ma oggi ha raggiunto livelli di sviluppo quasi occidentali, con conse- guente aumento del costo del lavoro e una legislazione a tutela del salario mi- nimo. Attualmente, infatti, un lavoratore di Shanghai ha in media uno stipendio più alto di un omologo croato. In alcuni casi poi lo stato ospitante in- terviene direttamente ai danni delle a- ziende straniere favorendo le imprese locali più facilmente controllabili; anche in questo senso, la Cina fa da apripista rendendo, scientemente, sempre più dif- ficile la vita agli imprenditori occidentali ostacolandoli con pratiche burocratiche insormontabili. A tutto ciò si aggiungono considerazioni più prettamente tecniche come la ne- cessità di assicurare standard di qualità maggiore al cliente finale e di ridurre i costi di logistica. La minor distanza tra produttore e consumatore, infatti, acqui- sta senso anche alla luce di una nuova attenzione nei confronti dell’ambiente determinando una riduzione delle emis- sioni di CO 2 . Riportare la produzione nei confini, pe- rò, non è un’idea innescata solo dalla congiuntura del momento, ma una ten- denza a riorganizzare i processi indu- striali cominciata da tempo. Secondo il Centro Studi di Confindustria negli ultimi vent’anni le aziende europee che hanno scelto di rilocalizzazione in patria sono circa 850, con Italia e Francia in testa; circa il 42% di queste realtà operavano in Asia e, in misura minore, nei paesi dell’Europa orientale. Friend-shoring e scelta geopolitica La segretaria del Tesoro USA, Janet Yel- len, nel corso del vertice del G20 tenutosi nel 2022 a Bali, ha coniato la definizione friend-shoring, sostenendo la necessità di rilocalizzare le imprese in Paesi ‘amici’ con cui cioè si condividono il sistema di valori e l’allineamento geopolitico in mo- do da ridurre al minimo l’esposizione alle rappresaglie economiche in caso di crisi. In questo caso l’ottica per le aziende è essenzialmente geopolitica, tornando a considerare il pianeta suddiviso in blocchi contrapposti, in totale contrasto con la visione di mercato unico a cui ci eravamo abituati nei primi anni 2000. In questo particolare momento stori- co, infatti, appare chiaro che, insieme all’aumento dell’incertezza causata dalla politica locale, per i paesi europei, più esplicitamente, c’è l’intenzione di con- trastare la Russia e la Cina. Guardando fuori dall’Italia, in Asia gli effetti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina (nonostante la ripresa delle importazioni americane dal Paese del dragone che nel 2021 hanno superato i livelli del 2019) hanno finora portato a un forte aumento dell’import statuniten- se dal Vietnam (cresciuto del 100% dal 2017) oltre che dalla Thailandia e dalla Corea del Sud. Apple, per esempio, in virtù di questa dottrina sta gradualmente spostando i suoi centri produttivi dal territorio cinese

RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz