PO 450
42 progettare 450 • novembre / dicembre 2022 traverso la sperimentazione continua. Da questo punto di vista, giocano un ruolo fondamentale i centri di competenza (a cui anche Siemens partecipa) in cui, come in una palestra, è possibile sviluppare e aggiornare le proprie conoscenze sotto la guida di esperti del settore. Interviene Conti: “La nostra visione è sintetizzata dall’espressione ‘umanesimo tecnologico’. Dietro ogni avanzamento scientifico c’è l’ingegno, la creatività, la dedizione delle persone. Per questo, l’in- vestimento sul capitale umano è la chiave per affrontare le sfide e le trasformazioni dirompenti in atto nell’industria. Aggior- namento professionale, acquisizione di nuove e diverse competenze tecniche, di- gitali, trasversali e relazionali sono deter- minanti. Esse permettono di accrescere costantemente il know-how e sviluppare un approccio orientato all’innovazione continua in un mondo sempre più agile, complesso e digitale”. Per sostenere l’evo- luzione e la crescita del Gruppo attraverso progetti di formazione innovativi è stata creata l’Academy aziendale, concepita come uno spazio in evoluzione costante dove apprendere in digitale, on the job o in aula, in un percorso di apprendimento continuo. Denominata Camozzi Link per sottolineare l’importanza della connes- sione e condivisione, in modo veloce e rapido, della conoscenza tra persone, team, reparti, aziende del Gruppo. Fine della globalizzazione? Siamo arrivati alla fine della globalizzazio- ne che abbiamo conosciuto negli ultimi trent’anni? Negli ultimi due anni il mondo sembra essere entrato in una nuova epoca. Quale sarà allora il nuovo approccio da percorrere? “È la principale sfida con cui confrontarsi - ha detto Trifone -. I sistemi hanno mostrato la propria fragilità di fron- te agli avvenimenti pandemici e bellici.Tale situazione deve necessariamente far riflet- tere sui modelli organizzativi impiegati si- no a ora. Per esempio, stiamo constatando come l’aver delocalizzato asset industriali ed energetici ci abbia resi vulnerabili. Da qui dobbiamo ripartire e pensare a come garantire al nostro sistema la massima autonomia possibile riducendo i fattori di dipendenza. Certamente è un tema che de- ve essere affrontato a livello nazionale, con politiche precise e puntuali ma soprattutto ‘facendo sistema’ per affrontare le sfide a livello globale”. Andrini è concorde: “La sfida per contrastare la disruption della supply chain iniziata già con le contese doganali fra Cina e USA e acuitasi poi con la pandemia e con lo scoppio della guerra in Ucraina è tutt’ora in pieno corso e non esistono al momento ricette magiche per vincerla. La presenza diretta di Bonfiglioli nei Paesi di riferimento dei mercati è u- na garanzia di poter servire quegli stessi mercati in maniera più continuativa: l’im- patto sui magazzini in termini di capitale impiegato è stato purtroppo sensibile, ma ha consentito anche in un momento di difficoltà come questo di sostenere un’im- portante crescita del fatturato”. “Anche in virtù di quanto detto a proposito delle nuove tecnologie - è intervenuta Conti -, l’industria manifatturiera italiana ed europea si sono scoperte troppo dipen- denti da fattori esterni, esposte a shortage di materie prime e di strategicità nel pa- norama globale. Per quanto le economie moderne abbiano grandi ricavi derivanti dai servizi e dalla virtualizzazione, queste stesse possibilità si basano sulla dispo- nibilità di beni materiali, di macchine e dispositivi rispetto ai quali si è capito di limitare la delocalizzazione”. Affermato questo paradigma, ne deriva che la filiera produttiva debba essere improntata al re-shoring e friend-shoring: solo avendo il controllo delle forniture, perché gestite in diretta o attraverso partner affidabili e vicini, permette di limitare l’esposizione a fattori esterni che non possono essere con- trollati e talvolta nemmeno previsti, a com- petere con settori e dinamiche dai numeri tanto forti da essere in grado di bloccare le forniture verso mondi i cui profitti e mar- ginalità si possono e vogliono sacrificare e ridurre. Conti ha proseguito: “Riappro- priarsi della catena produttiva significa anche ritornare a sviluppare competenze nella produzione e nell’assemblaggio che troppo spesso negli ultimi anni erano state delocalizzate, esternalizzate, spo- INCHIESTA
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