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Fieldbus & Networks GENNAIO-FEBBRAIO 2021 FIELDBUS & NETWORKS 5 L’editoriale è a cura dei membri dei Comitati Tecnici di Fieldbus & Networks e Automazione Oggi Prima di essere, lo speriamo tutti, l’anno della sconfitta del Covid-19, il 2021 era stato definito l’anno europeo delle ferrovie, con l’obiettivo da parte dell’Unione Europea di aumentare la quota delle trasporto su rotaia di persone e merci in linea con gli ambiziosi piani di quel ‘Green Deal’ individuato da Ursula Von der Leyen, all’indomani della sua elezione alla guida della Commissione Europea, come priorità del suo mandato. Il Green Deal ha introdotto una serie di misure volte a rendere la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente, al fine di rendere la UE ‘climaticamente neutra’ entro il 2050. Come? Dando impulso all’economia grazie alle tecnologie verdi, creando industrie e trasporti sostenibili, riducendo l’inquinamento… A tutto beneficio dei cittadini e delle future generazioni che usufruiranno così di energia, traporti ed edifici più verdi, una migliore qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, alimenti più sani e un’agri- coltura più sostenibile. La pandemia ha stravolto tutte le logiche, obbligando tutti a uscire dalla propria ‘comfort zone’, nel lavoro come nella vita privata, e con esse ha modificato le priorità. In molti hanno temuto che i gravi problemi sanitari finissero per far passare in se- condo piano le emergenze ambientali del pianeta, con gravi ritardi che finirebbero per diventare incolmabili. Non è il momento di allentare la presa, non possiamo permetterci proroghe ora, nemmeno di fronte alla pandemia. E la UE ha dimostrato di saperlo bene: “Non ha senso ritornare alla nostra economia così com’era perché sembra più facile, veloce e perché è ciò che sappiamo fare” ha chiaramente affermato il vice presidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, a proposito del Green Deal. Anzi, esso è oggi una necessità divenuta strategica per la crescita dell’intero continente europeo. “Ovviamente è più difficile fare qualcosa di nuovo, ma sarebbe sbagliato e un cattivo servizio alle prossime generazioni se ci limitassimo a tornare al passato, per comodità”. Sembra quasi riecheggiare lo storico discorso di J.F.Kennedy quel 12 settembre 1962, quando diede il via alla conquista dello spazio. Il presidente USA disse allora: “Abbiamo deciso di andare sulla Luna questo decennio e di fare altre cose non perché siano semplici, ma perché sono difficili, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e capacità, perché questa è una sfida che vogliamo accettare, non abbiamo intenzione di rimandarla e abbiamo intenzione di vincerla, così come le altre”. Sappiamo bene quanto quelle parole cambiarono il corso della Storia: oggi è cambiato l’obiettivo, ma non la sostanza. Quella della ‘green economy’ è una sfida globale ambiziosa che dobbiamo cogliere e vincere. Il più recente piano ‘Next Generation EU’, in base all’accordo raggiunto il 10 novembre 2020 in Parlamento dagli Stati membri, stanzia dunque per il periodo 2021-2027 un totale di 15 miliardi di euro di finanziamenti per la ripartenza, di cui il 30%, la più alta percentuale di sempre per il bilancio dell’UE, riservato alla lotta ai cambiamenti climatici. L’Italia da tempo si colloca agli ultimi posti fra i Paesi europei in quanto a capacità di spesa dei fondi strutturali e d’investi- mento UE, spesso con progetti-sponda dell’ultimo minuto, che di strutturale hanno ben poco, fatti più per spendere le risorse a disposizione che per assecondare una strategia di lungo termine. La causa sta nella scarsa programmazione e limitata ca- pacità gestionale a livello centrale e regionale. È vero però che il Bel Paese ha storicamente dimostrato di tirar fuori il meglio di sé durante i periodi di crisi. La pandemia ha spinto aziende e persone verso la digitalizzazione, obbligando al telelavoro e alla didattica a distanza; ha imposto nuovi comportamenti, nuovi modi di pensare e di produrre. Ora stanno per arrivare le preziose risorse del Recovery Fund per una ripartenza green, un futuro più sostenibile. Sono risorse che devono essere usate e bene con il coinvolgimento di tutti i settori della nostra economia, per investire in tecnologie rispettose dell’ambiente, sostenere l’industria nell’innovazione, introdurre forme di trasporto più pulite, economiche e sane, decarbonizzare il settore energetico, garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici, collaborare a livello internazionale per migliorare gli standard ambientali mondiali. Chi rimane in un passato che non si vuole e non si può riproporre, non si ritroverà nel futuro. Ilaria De Poli @depoli_ilaria Editoriale BUON 2021… IN GREEN!
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