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GENNAIO-FEBBRAIO 2021 FIELDBUS & NETWORKS 29 Daniele Pennati: “Quando parliamo di infrastrutture intelligenti per il settore della pubblica amministrazione, un ruolo fondamentale lo svol- gono gli edifici cosiddetti ‘smart’ all’interno delle città. Edifici dotati di tecnologie innovative in grado di attivare interconnessioni digitali ed energetiche tra impianti, strutture, quartieri e addirittura città intere. Questi edifici possono innescare un’evoluzione senza precedenti nel settore della pubblica amministrazione, così come in quello privato, che può così rendersi più efficiente, sostenibile e resiliente. Uno degli aspetti fondamentali che può abilitare quest’evoluzione è sicuramente l’adozione del processo BIM (Building Information Mo- deling), con le sue sette dimensioni, nella progettazione, realizzazione e gestione degli edifici per il loro intero ciclo di vita. Con l’inte- grazione del modello BIM nel BMS (Building Management System) degli edifici, non solo dal punto di vista grafico tridimensionale, ma anche e soprattutto da quello informativo, può così prendere vita il gemello digitale dell’edificio. Navigando all’interno del modello digitale dello smart building è possibile in ogni momento avere tutte le informazioni statiche e di- namiche di tutti gli impianti e componenti con il massimo livello informativo. Con l’analisi dei dati provenienti dal BMS e l’integrazione del modello BIM con sistemi Cmms (Computerized maintenance mangement system) anche la gestione dellamanutenzione degli edifici diventa intelligente, dal punto di vista sia operativo sia funzionale. Lo smart building con i nuovi scenari energetici, da solo o in aggregazione con altri prosumer, interpreterà un ruolo sempre più importante all’interno di quelle che saranno le città del futuro, offrendo inoltre un contributo strate- gico nella gestione complessiva del sistema elettrico nazionale, attraverso la condivisione delle risorse di flessibilità attualmente erogate quasi esclusiva- mente dai grandi impianti di produzione energetica (fossile e idroelettrica)”. F&N: Quanta consapevolezza c’è sui possibili rischi e sulle ne- cessarie contromisure, a livello sia dei decisori che degli utenti finali? De Carlo: “Considerando le infrastrutture di mobilità, che è il settore dove l’interesse pubblico e privato è alto, notiamo come vi sia una no- tevole percezione del rischio connesso all’avere un’infrastruttura non monitorata. Ed è anche per questo motivo che si tratta di uno dei settori in cui i capitali si stanno più mobilitando. Non per tutti gli stakeholder è però chiaro quali siano le contro misure più giuste. Solo recentemente si sta iniziando a parlare di soluzioni di monitoraggio infrastrutturale avan- zate applicate organicamente (e non eccezionalmente) alle infrastrutture gestite dalla singola azienda. Volendo fare una differenziazione tra la con- sapevolezza a livello dei vari stakeholder, possiamo notare che le aziende che gestiscono le infrastrutture sono spesso più consapevoli delle neces- sità e veloci nell’intraprendere le giuste azioni. Al contrario la pubblica amministrazione, quando coinvolta in progetti simili, soffre per i vincoli burocratici e spesso i decisori interni sono ancora poco consapevoli delle nuove dinamiche del mercato”. F&N: Confrontando il panorama italiano con quello internazio- nale, quali sono le maggiori difficoltà incontrate nel proporre soluzioni avanzate? Quanto tali difficoltà dipendono da fattori economici, tecnologici e culturali? De Carlo: “Nonostante abbia solo un anno di vita, la nostra azienda ha già avuto delle esperienze internazionali. In particolare, abbiamo moni- torato una porzione della metro parigina, che era ancora in costruzione, e il ponte/diga olandese di Haringvliet. A livello internazionale vi è sicu- ramente maggiore consapevolezza della problematica (infrastrutture non monitorate) e anche competenza tecnica tra i decisori, soprattutto in ter- mini di conoscenza del ventaglio di soluzioni oggi a disposizione per fare monitoraggio. D’altra parte, il nostro Paese è sempre statomolto prolifico nello sviluppo delle soluzioni tecnologiche, che solitamente trovano facile sbocco all’estero. Dal nostro punto di vista di lavoratori del settore, ab- biamo potuto notare anche qui che i progetti iniziano a partire e l’interesse delle aziende è alto. Crediamo che le difficoltà siano per lo più legate a una mancata percezione dei problemi legati alle infrastrutture, dovuta al fatto che si tratta di tecnologie di concezione abbastanza recente e che l’Italia è, tra i Paesi europei, uno di quelli con le infrastrutture di più re- cente realizzazione (tra gli anni ‘60 e ‘70). Il che significa anche che i grandi problemi infrastrutturali stanno emergendo ora, in leggero ritardo rispetto a Paesi con infrastrutture più datate”. F&N: Comeequanto lapandemiae le restrizioni degli ultimimesi hanno influito su questo quadro? De Carlo: “La pandemia ha influito sicuramente su tutto, sulle aziende e soprattutto sulle persone, che si sono trovate a doversi riadattare a un mondo improvvisamente più tecnologico. Non parliamo solo di videocon- ferenze, ma di programmi di gestione del lavoro da remoto, condivisione in parallelo di attività, responsabilità distribuita su tutti i livelli. Tutto questo ci ha obbligato a ‘guardarci intorno’ e a cercare gli strumenti più efficaci per lavorare. Le aziende, invece, spesso si sono scoperte capaci di lavorare in modo nuovo, hanno capito di avere delle competenze in- terne ancora da sfruttare e hanno trovato, utilizzando i nuovi strumenti tecnologici, modalità differenti per ‘parlare’ con i clienti, fare comunità, mantenere vecchie relazioni. In un mondo dove la mobilità è un nervo sempre più scoperto e si cercano nuovi modi per renderla più sostenibile ed efficiente, scoprire che certi spostamenti si possono evitare senza grandi problemi è sicuramente un passo avanti. Non sempre però questo è possibile, per cui le infrastrutture necessi- tano di manutenzione e controllo continui a prescindere dalla mobilità. Alcune criticità, del resto, sono legate, per esempio, a fat- tori ambientali, non solo all’usura. Questo ha portato a una ritrovata sensibilità sul tema delle infrastrutture e delle soluzioni che, anche da remoto e con interventi umani limitati e focalizzati, sono in grado di mante- nerle al meglio dell’efficienza”. F&N: Qual è la visione che anima l’attività della vostra azienda e quali sono le vostre proposte più interessanti? De Carlo: “Il nostro obiettivo, che riprende la visione aziendale, è quello di supportare la creazione di infrastrutture durature. Abbiamo l’ambizione di creare infrastrutture che non abbiano nulla da invidiare alle costruzioni degli antichi romani. Abbiamo deciso di farlo unendo le competenze tec- niche/ingegneristiche a quelle informatiche, creando un’offerta ritagliata sulle reali necessità dei clienti, in quanto progettata da ingegneri che conoscono i problemi delle infrastrutture sul campo e da un team di svi- luppatori che le traducono in digitale. Al momento la nostra piattaforma Sensoworks costituisce il punto forte dei servizi aziendali. Si sviluppa per ambiti verticali e con il crescere delle necessità e delle richieste del mer- cato prevediamo di sviluppare delle personalizzazioni per tutte le tipologie di infrastrutture. Alla piattaforma di monitoraggio si affiancano poi servizi accessori, come quelli di consulenza IT strategica e formazione per le re- altà che vogliono fare training sui propri team interni”. Niccolò De Carlo, CEO & co-founder di Sensoworks Daniele Pennati, marketing manager di Siemens Italia

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