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Automazione e Strumentazione n Aprile 2024 Primo piano 27 DOSSIER incremento notevole degli investimenti, ben al di sopra dei trend attualmente in atto. Molte- plici però sono gli ostacoli all’accelerazione degli investimenti in efficienza energetica nell’industria e lo studio dell’Eefig li evidenzia distinguendo tra la situazione delle industrie ad alta intensità energetica e quella delle Pmi. Nel primo caso, dopo aver rilevato che l’effi- cienza energetica compete con molte altre pri- orità di investimento, si osserva che “la grande industria è tradizionalmente riluttante a inve- stire in misure di efficienza energetica con un periodo di ammortamento medio (4-10 anni) e che per investimenti a lungo termine ha biso- gno di contare su un quadro politico stabile, su adeguate infrastrutture di accesso per le ener- gie rinnovabili e su sovvenzioni a sostegno dell’innovazione tecnologica”. Altri ostacoli derivano dal fatto che le misure di efficienza energetica spesso non sono viste come decisioni strategiche e quindi raramente raggiungono l’agenda del consiglio di ammini- strazione; spesso risulta difficile comprendere a fondo il valore finanziario dei vantaggi di simili investimenti e ancor più cercare di quan- tificare tali vantaggi. Va inoltre segnalato che nella grande industria il focus sull’ecocompatibilità si è recentemente spostato dall’efficienza energetica verso que- stioni più ampie di sostenibilità e decarboniz- zazione e che quindi gli investimenti devono sempre più essere valutati in questo contesto. Quanto alle Pmi e alle industrie non ad alta intensità energetica, tra i principali ostacoli agli investimenti per l’efficienza energetica c’è quello di tipo dimensionale e di risorse: queste aziende non hanno capacità sufficiente per svi- luppare i miglioramenti e hanno costante biso- gno di supporto e assistenza di esperti esterni. Ci sono poi le questioni economiche e di mer- cato: le Pmi sono generalmente più vulnerabili ai cambiamenti del mercato e più dipendenti dai clienti chiave; inoltre, l’attenzione al flusso di cassa quotidiano e le limitazioni nell’accesso al capitale creano difficoltà nel giustificare gli investimenti in attività non-core. Va anche considerato che le piccole imprese hanno meno possibilità di monitorare le pre- stazioni e tendono ad avere una struttura più informale con ruoli meno rigorosamente defi- niti; così i progetti di efficienza energetica ten- dono ad essere più piccoli (spesso inferiori a 100.000 euro) e i costi di due diligence superano facilmente i rendimenti degli investimenti. In pratica, nelle Pmi mancano risorse mirate per cogliere le opportunità di efficienza ener- getica: “le Pmi sono eterogenee, hanno tempi di gestione e attenzione limitati per gli inve- I risparmi di energia primaria sono riconducibili a interventi di ‘Cogenerazione/trigenerazione’ e ‘Produzione da fonti rinnovabili’
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