AES_1 2023

Automazione e Strumentazione n Gennaio - Febbraio 2023 Primo piano 9 EDITORIALE Accumulo elettrico nel futuro delle rinnovabili Da quando le prime reti elettriche pubbliche hanno iniziato a operare, sul finire del diciannovesimo secolo, è apparso subito chiaro quanto sarebbe stato desiderabile poter accumulare energia direttamente in forma elettrica o in un modo che consentisse una rapida conversione in elettricità. L’utilizzo massivo di sistemi di accumulo di una certa dimensione, capaci di immettere in rete potenze nell’ordine di molti megawatt per tempi sufficientemente lunghi, offrirebbe incrementi significativi della flessibilità, della stabilità e della sicurezza della rete. Più che in passato, oggi questi sono servizi classificabili come vitali, soprattutto per l’industria. Per tutto il ventesimo secolo, salvo rare eccezioni, i sistemi di accumulo di dimensioni rilevanti sono sembrati una promessa troppo difficile da realizzare. Un’eccezione importante sono stati gli impianti idroelettrici, che hanno permesso di produrre energia e di immagazzinarla nei momenti di calo della richiesta, ripompando acqua a monte. I sistemi idroelettrici si sono dimostrati efficaci e convenienti, ma sono soggetti a ovvie limitazioni geografiche e a sempre più frequenti problemi climatici, con l’acqua che diventa una risorsa sempre più complessa da gestire. La creatività non è mancata, con sistemi di immagazzinamento dell’energia basati su gas compressi, anelli superconduttori, volani, accumulatori termici, batterie chimiche canoniche (piombo, idruri metallici, litio, sodio ecc.) e celle a combustibile. Una via parallela è stata quella di impiegare tecnologie preesistenti e capaci di utilizzare l’idrogeno prodotto per elettrolisi che, oltre a poter alimentare le già citate celle a combustibile, può essere ritrasformato in energia elettrica con sistemi meno efficienti ma più economici e disponibili, come motori a combustione interna o turbine opportunamente modificate, o bruciato direttamente in boiler o caldaie con modifiche minime. Attualmente, la fattibilità tecnologica di molti tipi di sistemi di accumulo sembra aver raggiunto un grado di maturazione tale da renderli soluzioni più che credibili e praticabili, portandoli nell’ambito delle tecnologie che potrebbero essere economicamente convenienti e di interesse strategico. Immagazzinare l’energia consente di creare una ‘riserva elettrica ultrarapida’ capace di dare continuità alle fonti rinnovabili, regolare e stabilizzare la rete, fornire energia in caso di emergenza. Ancor più importante: i sistemi di accumulo sono abilitanti per l’industria delle rinnovabili e con queste compongono un insieme di tecnologie capaci di ridurre le importazioni di materie prime energetiche e, contemporaneamente, favorire l’affermazione e lo sviluppo di un sistema energetico integrato e virtuoso, cioè basato soprattutto su beni strumentali durevoli e competenze. Anche limitandosi al nostro Paese, i progetti non mancano: l’idrogeno prodotto offshore con il solare e l’eolico nell’Adriatico; i sistemi di accumulo con CO 2 a cambiamento di fase in Sardegna; l’accumulo termico-solare in diverse regioni italiane e, prima tra queste, in Sicilia. Dimostrata la validità e l’affidabilità tecnica dei sistemi di accumulo, la barriera della convenienza economica può essere superata con il sostegno del legislatore, soprattutto agendo sul settore delle rinnovabili e riducendo le tempistiche delle autorizzazioni necessarie a realizzare i progetti che già ci sono. Redattore di ‘Automazione e Strumentazione’ Jacopo Di Blasio NOTA AUTORE

RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz